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Mary era ormai arrivata dal pettirosso quando una nuova folata improvvisa smosse alcuni rametti. Si precipitò ad afferrarli. Aveva visto qualcosa lì sotto, una maniglia che fino a un istante prima era completamente nascosta sotto le foglie. Era la maniglia di una porta.

Ficcò la mano sotto le foglie e iniziò a spostarle. L'edera, pur essendo fitta, formava una specie di sipario che poteva essere che poteva essere smosso, anche se qua e là s'era attaccata al legno e al ferro. Mary aveva il cuore che galoppava e le mani che tremavano per la gioia e l'eccitazione. Nel frattempo il pettirosso continuava a cantare e cinguettare con il capino inclinato da un lato come se fosse eccitato quanto lei. Che cos'era questa cosa di ferro che sentiva sotto le dita, quadrata e con un foro?

Era la serratura della porta chiusa da dieci anni. Mary estrasse la chiave dalla tasca, poi la infilò nella toppa. Dovette usare entrambe le mani, ma alla fine riuscì a girarla.

Quindi fece un respiro profondo e si voltò per verificare se arrivava qualcuno lungo il vialetto. Deserto. A quanto pareva, di lì non passava mai nessuno. Fece un altro bel respiro, sentendosi a corto di fiato, quindi scostò l'oscillante cortina di edera e spinse la porta, che si aprì adagio, molto adagio.

Scivolò nello spiraglio e se la chiuse alle spalle, poi vi appoggiò la schiena e si guardò intorno, ansimante per l'eccitazione, lo stupore e la contentezza. Era entrata nel giardino segreto...

 

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M.Concetta Insinna